MARIO GRECO
Quando con Mario solcavamo affannati e felici valli e colline alla ricerca di immagini da catturare con gli occhi prime di imprimerle su carta, ci colpiva come uno sparo la bellezza intatta della nostra terra: da ogni angolo emergevano pezzi di paesaggi indimenticabili.
Facevamo fatica a scegliere colori e ombre, luci e dissolvenze che attraverso i nostri occhi poi passassero all’occhio meccanico. Ma La sensibilità di Mario riusciva sempre a cogliere le immagini più belle e a farne soggetti di struggente malinconia pittorica.
La Sila, i boschi cangianti, le distese verdissime, il cielo e le fiumare d’argento rimanevano impresse come fossero vive nelle sue fotografie. La sua capacità tecnica certo era un mezzo efficace, ma rimaneva soprattutto la sua sensibilità a ridare quelle immagini in forme esemplari. Nelle sue foto il silenzio parla: è come se, osservando le sue immagini, si ascoltasse l’armonia della natura.
Anche quando ritrae paesaggi marini, Mario riesce a cogliere soffuse, delicate movenze cromatiche che danno l’identica emozione, come se la varietà dei paesaggi calabresi, così apparentemente diversificati tra mare e colline, tra verde e azzurro, in realtà concorresse a modellare sentimenti e luoghi in un’unica sinfonia, in un’unica luce.
All’improvviso dentro tali scenari prorompono, con forza emotiva, volti duri, uomini che paiono rimasti incollati ad un tempo immutabile, in bianco e nero, in tutte le sfumature di grigio. Gli sguardi, le mani e i corpi tesi a succhiare dalla terra, unica madre, l’essenza vitale. È dalla terra che sembrano scaturire le immagini degli uomini e le loro movenze e alla terra rimanere avvinghiati per sempre: figure che noi non vediamo più ma che sono l’essenza della nostra storia!
Mario greco cattura e ridà vita alla vita di tutti i giorni: le antiche arti dell’esistenza, le arcaiche dinamiche della società contadina rimangono impresse sulle sue fotografie, ma soprattutto nell’anima di chi le guarda! A lui non interessano immagini luccicanti e vacue che si perderanno nel breve volgere di una stagione, le fatue immagini del consumismo di una società edonistica, a lui interessa la quotidianità, l’umanitas: vita, colori e ombre di una terra, bellezza e struggimento di questa Calabria.
Salvatore Piccoli.
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